Se avete già letto questa rubrica, potete saltare l’introduzione. Se non l’avete mai letta, potete saltarla ugualmente. Tanto chi si è mai fermato a leggere l’introduzione di qualcosa?

Introduzione

Ognuno di noi almeno una volta nella vita, anche solo per provare, si è imbattuto in qualche modo in un libro di storia: c’è chi l’ha fatto per interesse e chi perché costretto dai servizi sociali, c’è chi l’ha fatto per passione e chi invece avrebbe preferito essere il bersaglio durante una gara di sputi.

In ogni caso, ad ognuno di noi la storia ha lasciato qualcosa. Chi, per esempio, non ha mai utilizzato l’espressione “è stato più facile dell’invasione della Polonia” come termine di paragone delle proprie esperienze quotidiane? Chi non ha mai avuto un’animata discussione con gli amici al bar, possibilmente dopo il quinto negroni, sul fatto se sia o no vero che Gabriele D’Annunzio si fece asportare due costole e sui quali fossero le motivazioni che avrebbero spinto il Vate ad un tale scelta?

Perché la storia è anche questo: accanto ai grandi eventi e ai grandi personaggi ci sono aspetti della storia curiosi, comici, drammaticamente comici, dubbi o puramente e semplicemente ignoranti.

Con questa rubrica vogliamo ripercorrere in modo alternativo quella grande narrazione che ha portato la razza umana dal disegnare sulle pareti delle caverne a ballare in modo scomposto su TIK TOK (NDR, anche se a scrivere è una sola persona, per questa rubrica verrà utilizzato un decontestualizzato  plurale maiestatis ).

Vi auguriamo una buona lettura e ricordate sempre: mai invadere la Russia d’inverno!

Il commercio delle corna di unicorno

Il mondo si divide in due grandi categorie di persone: chi ha sempre desiderato avere un unicorno e chi mente.

 

Durante il periodo medievale gli unicorni non erano ritenuti animali fantastici ma vere e proprie creature che abitavano in luoghi lontani. Erano elencati nei bestiari e nei libri insieme ad elefanti e leoni.

Si credeva che un unicorno avesse la capacità di riconoscere la purezza; quindi, l’unica esca in grado di attirare un unicorno era una giovane donna vergine. Una volta attratto, l’animale poteva essere catturato e si poteva cosi ottenere il suo corno magico. La caccia era un passatempo importante per i nobili; non sorprende quindi che questo racconto fosse uno dei preferiti del pubblico medievale.

 

Ma l’unicorno divenne anche oggetto di un’amata allegoria cristiana e trovò la sua strada in molti libri sacri. La giovane donna casta fu trasformata nella Vergine Maria, madre di Cristo, e la scena stessa divenne l ‘Annunciazione. Nelle vesti di un cacciatore, l’arcangelo Gabriele, completo di corno e segugi, mostra l’unicorno a Maria che è seduta tranquillamente a leggere, ed è nel momento in cui il corno le tocca il grembo che concepisce Gesù. Sarà solo nel quindicesimo secolo che la Chiesa proibirà la raffigurazione degli unicorni.

 

 

Per queste ragioni, tutti nel Medioevo desideravano possedere un corno di unicorno. Ma come è possibile ottenere il corno di un animale che non esiste?

Quei mattacchioni dei vichinghi

Il primo racconto di un animale con un corno in Occidente risale al 400 a.C., quando un greco di nome Ctesias descrisse una creatura che aveva visto in India. Era grande come un cavallo selvaggio con un lungo corno bianco sulla fronte che si assottigliava in una punta. Gli scrittori successivi avrebbero continuato a scrivere di questa creatura unica. C’è solo un animale in natura che ha un corno bianco a spirale, il narvalo, un tipo di balena noto anche come l’unicorno del mare.

 

 

Il lucroso commercio di corna di unicorno potrebbe avere avuto inizio con un commerciante vichingo che, intorno al 1000 d.C., iniziò a trovare zanne di narvalo in luoghi come la Groenlandia e a venderle agli europei.

I vichinghi avevano la reputazione di essere persone assetate di sangue e violente che vivevano per razziare, stuprare e saccheggiare (ma avevano anche dei difetti). Sebbene intraprendessero molte sanguinose incursioni, erano anche abili marinai, brillanti navigatori e astuti commercianti che commerciavano in tutto il mondo conosciuto.

Questi commercianti perspicaci hanno imparato l’arte di accrescere il prestigio di un dato oggetto al punto che esso valeva molto di più del suo valore intrinseco. Le fonti storiche hanno dimostrato che uno di questi oggetti che hanno venduto per somme esorbitanti era per l’appunto la zanna di narvalo, che hanno commercializzato come corno di unicorno.

 

 

Il narvalo è una piccola balena dentata che vive solo nell’Oceano Artico intorno a Russia, Groenlandia e Canada. I maschi di narvalo sfoggiano una lunga zanna che in realtà è il canino allungato sul lato superiore sinistro. Questo mammifero predatore si nutre di merluzzo artico e di altri pesci che si trovano in queste acque fredde.

I popoli Inuit del Canada e della Groenlandia hanno cacciato questi animali per il cibo e le loro zanne per migliaia di anni. La leggenda narra che il narvalo nacque quando una donna Inuit fu trascinata in acqua dalla corda dell’arpione che si era legata alla vita mentre trafiggeva una balena. Quando fu trascinata sott’acqua, fu trasformata in un narvalo; i suoi lunghi capelli che erano intrecciati lungo la sua schiena si erano trasformati nella zanna a spirale che i narvali maschi possiedono ancora oggi. Con ogni probabilità, i vichinghi inizialmente ottennero il corno commerciando con gli Inuit, e poi iniziarono a cacciare a loro volta i narvali.

 

Poiché questa balena viveva solo nell’estremo nord, i vichinghi furono in grado di sfruttare la leggenda dell’unicorno e la convinzione che il corno del narvalo avesse proprietà magiche. Il commercio si rafforzò durante il Medioevo, quando l’unicorno divenne un simbolo di Cristo, e quindi un animale quasi sacro. Nel Rinascimento, le corna di unicorno avevano sviluppato la reputazione di panacea per il veleno e il loro costo era aumentato fino a dieci volte il loro peso in oro, o più.

Alla corte dei re

Essere un re o una regina è sempre stato un lavoro pericoloso ed usurante: tra omicidi, cortigiani doppiogiochisti e familiari pugnalati alle spalle, i reali avevano tutte le ragioni per temere costantemente per le loro vite. E c’era una forma di assassinio che li terrorizzava particolarmente: il veleno, silenzioso e invisibile.

 

 

Per secoli prima dell’età dell’Illuminismo, i reali paranoici cercarono protezione nella superstizione, nell’alchimia e nella ciarlataneria. Hanno pagato somme enormi – a volte il riscatto di un re – per oggetti magici che credevano avrebbero neutralizzato, esposto o respinto il veleno. Il più ambito? Il mitico “corno di unicorno”, noto anche come alicorno.

 

 

Anche la regina Elisabetta I d’Inghilterra, normalmente razionale, credeva nei poteri dell’alicorno. Oltre ad acquistare un magnifico corno di unicorno a spirale, per il prezzo di 10.000 sterline, era anche conosciuta, era anche famosa per bere da una tazza di corno di unicorno, credendo che se il veleno lo avesse toccato, sarebbe evaporato.

Molti altri governanti europei divennero ossessionati dall’idea di possedere le magiche corna di unicorno, che diventarono popolari come doni di stato. Nel 1533, papa Clemente VII donò al re Francesco I di Francia un magnifico corno placcato in oro massiccio. Ivan il Terribile aveva un bastone fatto da un alicorno. Si dice che Filippo II di Spagna ne avesse 12. La famiglia reale degli Asburgo pose una delle loro zanne in uno scettro ricoperto di pietre preziose. Lorenzo de Medici possedeva una zanna di narvalo che valeva 6.000 monete d’oro. I sovrani danesi una volta venivano incoronati su un trono fatto di corna di “unicorno”: la sedia reale è ancora visibile al Castello di Rosenborg a Copenaghen.

 

 

C’erano molti usi del presunto corno di unicorno: la zanna di narvalo in polvere veniva spruzzata sulle ferite e inghiottita per curare le malattie, ma era più spesso usata per rilevare il veleno. Pezzi di zanna venivano trasformati in calici, manici di coltelli e amuleti da indossare intorno alla gola, mentre pezzi ancora più piccoli venivano usati per testare cibo e vino. Il veleno era presente se l’avorio cambiava colore o iniziava a sudare. C’era un’attività fiorente intorno all’acquisto e alla vendita di corna di unicorno durante il Rinascimento. Oltre ai narvali, le zanne di elefante e le corna di altri animali, inclusi i rinoceronti, venivano spacciate per autentiche corna di unicorno.

Tra leggenda e realtà

La riverente credenza nelle proprietà curative e preventive delle corna di unicorno e delle pietre preziose iniziò a svanire quando l’Illuminismo portò progressi nella sperimentazione scientifica. Alla fine del XVII secolo, la magia, l’alchimia e l’astrologia furono lentamente sostituite dalla chimica e dalla scienza. Mentre le corna di unicorno e altri rimedi velenosi venivano sottoposti a ripetuti test, le vecchie superstizioni iniziarono a svanire.

 

 

Inoltre , a differenza di molti tipi di balene che venivano spesso viste dai marinai durante le loro migrazioni, il narvalo viveva solo nell’Artico: fu solo con l’era  dell’esplorazione che i naturalisti e gli avventurieri europei viaggiarono verso nord e assistettero al narvalo nel suo ambiente naturale. Questo pose finalmente fine al mito dell’unicorno.

Ci vediamo alla prossima storia

Con discreto affetto

Il Biondo